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Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno

Podcast Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Liturgia della settimana, preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire di Bassano Romano (VT)

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5 de 8
  • [Mar 18] Commento: Conoscersi, accettarsi, superarsi
    Oggi meditiamo insieme le esortazioni del profeta Isaia: “Lavatevi, purificatevi” e “Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve”. Queste parole, rivolte al popolo eletto, parlano anche a noi, alla nostra comunità monastica e cristiana. Isaia manifesta una profonda preoccupazione: desidera il cambiamento, la conversione, una novità di vita e di Spirito, una vera comunione. Gesù stesso, nel Vangelo, ci conferma questo invito con il comandamento dell’amore reciproco. Queste esortazioni devono farci riflettere, specialmente in questo tempo di Quaresima. Abbiamo bisogno di conoscerci a fondo, perché nessuno può progredire nel cammino spirituale senza una consapevolezza profonda di sé: delle proprie qualità e limiti, delle inclinazioni del carattere e della personalità, delle reali possibilità che possiede. Chi desidera avanzare nella vita cristiana deve compiere tre passi fondamentali: Conoscersi - Accettarsi - Superarsi. Già l’antico filosofo Socrate diceva: “Conosci te stesso”. Ognuno di noi è chiamato a un’introspezione sincera: senza conoscenza di sé, si rischia di avanzare nel buio e smarrire la strada della vita. Abbiamo bisogno di luce e di amore. Questa luce viene dalla riflessione, dal confronto con gli altri che possono consigliarci e aiutarci, ma soprattutto dalla preghiera, dai sacramenti e dallo Spirito Santo. Conoscersi significa morire a se stessi per fare esperienza di Dio. Solo chi si avvicina a Lui con questa disposizione trova la garanzia della vera vita e la certezza del cammino. Ma conoscersi non basta: dobbiamo anche accettarci per quello che siamo, con realismo e umiltà. Santa Teresa d’Avila diceva: “L’umiltà è la verità”. Non si tratta di mortificarci per le nostre mancanze e miserie, ma di riconoscerle con sincerità, ringraziando al contempo il Padre per i doni e le virtù che, per Sua grazia, possiamo coltivare. Dobbiamo quindi impegnarci a conoscerci meglio, per comprendere quali virtù e quali difetti dominano in noi, intraprendendo così un autentico cammino di crescita spirituale. La Quaresima è un tempo di grazia particolarmente favorevole per la metànoia, per la nostra conversione.
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    2:25
  • [Mar 18] Vangelo: Is 1, 10.16-20; Sal.49; Mt 23, 1-12.
    In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d'onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati "rabbì" dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare "rabbì", perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate "padre" nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare "guide", perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».
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    1:15
  • [Lun 17] Commento: Siate misericordiosi.
    Ce lo chiede Colui che ha preso su di sé le nostre colpe per redimerle a costo della vita: non ci ha giudicati, ma ci ha salvati con l’amore che perdona, che gratuitamente cancella le nostre colpe e ci riconcilia con Dio. Al Signore, nostro Dio, appartengono la misericordia e il perdono: essi sono il dono e la virtù più sublime che gli riconosciamo. Dio è Amore, un Amore che perdona. Egli è sempre pronto a concedere la remissione se, pentiti, gliela chiediamo. Il Profeta dice: “A te conviene la giustizia, o Signore, a noi la vergogna sul volto”. Per questo, per gratitudine e coerenza, dobbiamo essere sempre disposti al perdono, alla generosità e al dono gratuito, con umiltà e benevolenza, sull’esempio del Padre della misericordia. Non guardiamo il nostro prossimo con lo sguardo di giudici che scrutano le altrui colpe ed emettono sentenze, dimenticando le proprie. Questo atteggiamento, per nostra colpa, ci priva dell’amore e della grazia, allontanando da noi la divina misericordia e ponendo una barriera alla benignità di Dio. Al contrario, la nostra benevolenza, la carità fraterna e la generosità ci aprono le porte della grazia: ciò che doniamo ci verrà restituito, ci sarà versata nel grembo una misura buona, pigiata, colma e traboccante di doni dal Cielo. San Paolo ci conferma questa verità: il bene ricevuto e donato alimenta la nostra speranza, e non saremo mai delusi nelle nostre attese, “perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”. Proposito del giorno: sempre 'Ti perdono'.
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    1:43
  • [Lun 17] Vangelo: Dn 9, 4-10; Sal.78; Lc 6, 36-38.
    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».
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    0:33
  • [Dom 16] Commento: Il nostro Tabor.
    «Egli, (il Figlio dell’uomo), deve andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani e dei sacerdoti ed essere ucciso, ma il terzo giorno sarà risuscitato». Così Gesù preannuncia per la prima volta la sua passione, la sua morte e la sua risurrezione. Sappiamo però che i discepoli non comprendono e non accettano questo messaggio. Pietro in particolare, che ha confessato che Gesù è il Cristo, il Figlio del Dio vivente, prende in disparte Gesù e lo rimprovera. “Ma Gesù si voltò, guardò i discepoli e rimproverò Pietro: “Va' via, lontano da me, Satana! Perché tu ragioni come gli uomini, ma non pensi come Dio”. Ecco perché Gesù ne sceglie tre e li porta sul monte: là si trasfigura davanti a loro. Essi lassù sentono la voce del Padre che dice: «Questo è il Figlio mio... Ascoltatelo». L’imperativo della Voce “ascoltatelo” vuole dire che quanto Gesù ha detto e quanto sta per fare è la verità, è il piano divino condiviso con il Padre, della nostra salvezza. Egli dovrà scalare un altro monte, essere affisso alla croce ed essere immolato come vittima di espiazione per i nostri peccati. Non dobbiamo ragionare come gli uomini, ma pensare come Dio. La risurrezione e ancor più lo Spirito Santo farà chiarezza nei discepoli e il ricordo fugace del Tabor apparirà come un momentaneo bagliore che diventerà pienezza nel Risorto e fede viva nella nostra personale risurrezione: San Paolo così la descrive: “La nostra cittadinanza è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che egli ha di sottomettere a sé tutte le cose”. È il nostro Tabor eterno in Dio, con il Primo dei risorti.
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    1:53

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